al Presidente Attilio Fontana e all’Assessore Sanità Giulio Gallera della Regione Lombardia, al Sindaco di Milano Giuseppe Sala e a Anci per i sindaci di tutta la Lombardia.
La situazione degli ospedali lombardi è gravissima se, come pare, in diversi casi son diventati essi stessi fonte di contagio anziché di cura.Vi sono poi i casi clamorosi di residenze anziani collassate con grandissima parte degli ospiti infettati, decine di morti: una strage. Molte azioni si stanno già sperimentando e mettendo in campo: occorre coordinarle e coordinarsi, e farle diventare visione e azione d’insieme.
Un piccolo inventario di azioni, spesso già avviate con successo e in via di attuazione:
– occorre non solo chiedere o attendere la volontaria offerta di disponibilità, ma requisire le cliniche private, i laboratori di analisi e gli alberghi e utilizzarli per alleggerire la pressione sugli ospedali,(Medicina Democratica)
– ampliare le esperienze di unità speciali di continuità assistenziale (si tratta di medici e infermieri, equipaggiati con dispositivi di sicurezza e dotati di un ecografo palmare, che visitano a domicilio le persone positive o sospette positive, vedi Piacenza e alcune sperimentazioni in Lombardia), estenderle e pianificarle su tutto il territorio
– pianificare la rilevazione degli asintomatici attraverso campioni: non è più differibile una rilevazione capillare!
– garantire al personale sanitario i dispositivi di sicurezza, sono sempre più coloro che si ammalano: non possiamo sacrificare chi oggi ci salva!
– coinvolgere l’associazionismo e il volontariato in azioni di supporto alla cittadinanza e ai medici di famiglia (Brigate Solidarietà di Milano).
– sperimentare e attivare una sorta di “servizio assistenziale territoriale dei comuni e dei quartieri”, che rappresentino il front-office della popolazione per i suoi bisogni, che organizzi forme di prevenzione e individuazione del contagio (da esperienze di amministratori locali che hanno operato nel post seconda guerra mondiale per situazioni come terremoti, alluvioni…).
– coinvolgere e formare i gruppi di volontari, proveniente dalle associazioni presenti nel territorio, che per via telefonica contattino le singole famiglie giornalmente, rilevando i bisogni emergenti sanitari eassistenziali.
– occorre che parliate con i vostri consiglieri (comunali, regionali, i municipi…), ascoltandoli e attivandoli: sono una risorsa preziosissima, da non trascurare, non siamo in uno stato di guerra.
– imparare dagli errori commessi, affinché non si ripetano: approntare metodi e strutture per affrontare altre prossime emergenze/ricadute, già ipotizzabili (Piano Pandemia)
– dotare di pulsossimetro le unitá speciali o addirittura (sull’esempio delle altre regioni), i malati domiciliari
– riconvertire tutte le aziende necessarie finchè la richiesta di DPI non sia soddisfatta e per tutto il periodo necessario
– coordinare al meglio i flussi per usufruire dei servizi, in primis supermercati, garantendo fasce orarie (ad es- apertura-9:00) a fasce vulnerabili e lavoratori.
Bisogna innescare una solidarietà attiva, partecipata e preparata che ascolti tutta la popolazione, ne rilevi le necessità e ne mobiliti tutte le energie solidali disponibili. Contro il Coronavirus occorre cambiare rotta!
La responsabilità è vostra, come di tutti: condividiamola.
Michele Papagna
presidente Acea Odv direttore ConsumiEtici.it